Paju Book City
Voi non ci crederete, molti di voi non la conosceranno ma a un’ora di macchina a nord di Seul, direttamente accanto al 39°parallelo esiste una città detta del libro: il suo nome è Paju Book City un complesso culturale interamente dedicato alla creazione, pubblicazione, merchandising e vendita di libri coreani!!
La “città” appartiene al Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo della Corea e ospita 250 editori con oltre 10.000 lavoratori. Questo centro veramente unico nel suo genere, si occupa dell’intera filiera del libro, ovvero dal processo di pubblicazione alla pianificazione alla stampa e distribuzione e dopo Hay on Wye in Galles è l’unico luogo che esiste di questo genere. Si tratta di un centro estremamente vivo e sede di un gran numero di caffetterie e librerie bellissime.
Anche il Telegraph ha fatto notare come Paju Book City si ispira in qualche modo a Hay-on-Wye, ma Paju è una versione più moderna, è stata detta “turbo”, in qualche modo una città ideale dei libri. Duecento editori si accalcano in edifici di vetro, modernissimi, sopra un numero incredibile di caffetterie. Durante il fine settimana, è pieno di coreani con una cultura letteraria sopra la media. I libri coreani sono spesso venduti al piano terra delle case editrici della città, ma ci sono anche molte buone librerie usate, almeno due delle quali contengono libri in lingue diverse dal coreano. La città contiene anche gallerie d’arte molto originali, creative, caffè con libri, molti spazi con esposizioni specializzati. Paju Book City fu cominciata a creare nel 1989 da un gruppo di editori che desideravano un villaggio modello basato esclusivamente sull’idea dei libri e delle loro produzioni. Per questo è importante parlarne qui, contiene tutta la filiera del libro e la vita intorno ad esso. Nella loro idea questo villaggio modello avrebbe posto il “bene comune” al di sopra di “interesse”, oltre che essere costruito in armonia con l’ambiente esistente dell’area, aspetto non poco importante che dimostra che chi ama la cultura, la letteratura, può essere e spesso lo è, sensibile anche all’ambiente e alla natura.
Il governo coreano ha fornito sostegno a questo piano e nel 2001 è iniziata la fondazione dell’Asia Publication Culture and Information Center, che da allora si è trasformato in circa 150 edifici contenenti più di 200 case editrici.
Il processo di sviluppo è stato insolito, poichéé il desiderio di “armonia” e “cultura” è stato posto al di sopra del desiderio di “sviluppo industriale”. Gli architetti incaricati del coordinamento furono Min Hyun-Shik e Seung H-Sang: questi architetti hanno collaborato con l’architetto britannico Florian Beigel nella preparazione di una linea guida architettonica per Bookcity (ci chiediamo se da questo originaria idea prenda il nome anche il nostro evento milanese).
La maggior parte delle influenti case editrici coreane ha almeno un ufficio a Paju Book City, tra cui MunhakDongne e Chang Bi, gli editori di Kyung-Sook Shin, autore di Please Look After Mother che ha vinto il Man Asian Book Prize.
Paju ha anche creato una propria serie di premi per libri assegnati a libri, scrittori, designer, case editrici ed editori asiatici “che si sono dedicati allo sviluppo e alla promozione della cultura della pubblicazione asiatica”.
Sebbene gli eventi si svolgano nel centro eventi tutto l’anno, Paju è noto per due festival internazionali. In primavera si svolge il Festival internazionale del libro per bambini e in autunno l’annuale Festival internazionale del libro il cui tema è “Booksori”, che in genere in un periodo di 7-9 giorni riceve più o meno mezzo milione di appassionati di libri provenienti da tutta l’Asia. Sebbene sia un evento relativamente nuovo, nel 2020 è al suo 5° anno, il Paju Booksori Festival si è già distinto come il più grande festival asiatico che celebra i libri.