Librerie, biblioteche, editori e lettori: bene comune
di Orietta Possanza
Il libro non è solo un oggetto ma rappresenta il mezzo con il quale un Paese misura il proprio grado di civiltà.
Un meraviglioso oggetto dai contenuti diversificati ad uso e consumo delle esigenze più disparate.
Interessa scrittori, editori, librai e bibliotecari in forme diverse ma con l’intento comune di contribuire ad innalzare il livello culturale, sociale e civile di un paese, non ultimo quello economico.
Infine ma prima di tutto interessa i lettori.
Quei lettori che muovono il mercato, che quando sono “forti” lo condizionano e quando sono “deboli” contribuiscono alla crisi.
E la crisi è sotto gli occhi di tutti, nonostante le campagne di promozione della lettura e i patti nazionali per la lettura, nonostante i numerosi interventi delle grandi associazioni di categoria AIE, ALI, AIB nel tentativo di dialogare fra loro, nonostante gli aiuti economici degli enti pubblici.
Se il lettore non legge almeno un libro l’anno non finisce in una statistica, non viene misurato. E sappiamo da Istat che solo il 40% degli italiani ha letto almeno un libro nel 2019. Tuttavia si è pubblicato una media di 237 libri al giorno, per la soddisfazione del lettore “forte”.
Segno che l’industria editoriale è ancora ai primi posti fra le industrie culturali del nostro paese. E nonostante la pandemia da Covid 19, AIE ha comunicato che il fatturato nel 2020 è stato in crescita del +2,4% soprattutto grazie all’aumento di audiolibri e ebook.
Molti editori indipendenti a inizio del 2020, paventavano la chiusura, molte librerie indipendenti hanno già chiuso, le biblioteche che ricevono sempre meno finanziamenti, non possono acquistare il materiale documentario come vorrebbero.
Le biblioteche, parte attiva nel sistema della filiera in quanto mediatori della conoscenza e della cultura, lavorano per la promozione del libro e per favorire l’accesso ai prodotti editoriali per tutti, senza discriminazioni; nel loro Dna il libro è, per eccellenza, l’accesso alla conoscenza e all’informazione; forniscono insieme a tanti altri servizi, un supporto a studenti e ricercatori; conservano, valorizzano e trasmettono alle generazioni future attraverso le loro raccolte, la memoria della produzione culturale nazionale.
Acquistano i libri e sviluppano le loro collezioni nelle forme previste, non acquistano al supermercato o su Amazon, poiché la fornitura dei beni è regolata dal codice degli appalti per i contratti pubblici che impongono procedure di selezione, le cosiddette gare. Ci sono alcune importanti esperienze, tuttavia, che attraverso iniziative culturali condivise con le librerie ne hanno permesso l’acquisto delle novità; per inciso, penso che bisognerebbe derogare dal regime degli approvvigionamenti ordinari e dagli acquisti centralizzati ai quali si applicano i criteri dell’offerta più bassa o economicamente più vantaggiosa, in favore di una norma e sistema di acquisto più snello per il settore che preveda la possibilità di investire almeno una parte del budget per acquisto diretto alle librerie e alle case editrici.
Tra le tante attività nelle biblioteche, tante anche le presentazioni di libri nelle quali le case editrici stesse possono vendere ai partecipanti i propri titoli e operare la promozione sul quel territorio.
Non, dunque, concorrenti come si potrebbe pensare, ma preziose alleate nell’ impresa di elevare i livelli culturali degli italiani attraverso i libri e la lettura.
La Legge 13 febbraio 2020 n. 15 pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel marzo 2020 (per approfondimenti link alla legge in gazzetta ufficiale), prevede Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura. Conosciuta impropriamente come la legge degli sconti in quanto limita lo sconto massimo al 5% sul prezzo di copertina che si può effettuare, è stata oggetto di numerose discussioni, critiche e dubbi fra gli attori coinvolti.
Tale legge impone i limiti massimi di sconto anche alle vendite di libri effettuate per corrispondenza o tramite piattaforme digitali nella rete internet.
Mentre tali limiti non si applicano alle vendite di libri alle biblioteche, forse per riconoscerne il valore sociale, purché i libri siano destinati all’uso dell’istituzione bibliotecaria, restando esclusa la loro rivendita.
Una legge complessa che vuole in sostanza “contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura e, anche attraverso il contrasto di pratiche limitative della concorrenza, alla tutela del pluralismo dell’informazione e dell’offerta editoriale”.
Dunque, sempre chiamate in causa, le istituzioni bibliotecarie sono parte attiva del processo di sviluppo ma come possono aiutare il settore e/o le librerie indipendenti in difficoltà? Librerie che offrono spesso l’unico servizio culturale essenziale sul proprio territorio?
AIE e ALI sono state nel 2020, promotrici di una campagna per finanziare le biblioteche pubbliche. La campagna è diventata poi operativa grazie al decreto Rilancio – Legge n. 34 del 2020 che ha previsto di destinare 30 milioni di Euro alle biblioteche pubbliche per acquistare libri nelle librerie del proprio territorio.
Il Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali, decreto 267/2020 del MiBACT (oggi MIC), stabilisce che l’acquisto debba avvenire tramite almeno 3 librerie presenti sul territorio provinciale o della città metropolitana ove ha sede la biblioteca beneficiaria.
La ratio di tale decreto, commentavano AIE E ALI nel luglio 2020, aveva il chiaro obiettivo di “offrire una misura di sostegno immediato al mercato del libro, salvaguardando la pluralità dei diversi attori che in esso operano, molti dei quali sono stati fortemente colpiti dalle conseguenze dell’epidemia, e al contempo intendeva stimolare una più stretta collaborazione territoriale tra biblioteche, librerie e case editrici, come peraltro previsto anche dal Piano nazionale per la lettura”.
Contenta del sostegno immediato che ha visto uniti e d’accordo editori, librai, bibliotecari, pur non avendo dati concreti sull’utilizzo del Fondo, mi auguro che anche per il 2021, iniziative del genere abbiano un seguito. Pare tra l’altro che dopo l’Italia anche in altri paesi europei siano stati presi provvedimenti simili: Belgio, Francia, Spagna, Irlanda, Repubblica Ceca, Slovacchia.
Non ci resta che attendere, nel frattempo spero che un qualche snellimento nei procedimenti di acquisto del settore culturale veda impegnata la PA, in modo da sostenere non tanto e soltanto le librerie ma quel patto culturale, sociale, solidale che rappresenta il libro bene comune.