Bibliothèque Sainte-Geneviève di Parigi
La Biblioteca Sainte-Geneviève (Santa Genoveffa in Italiano) è una biblioteca pubblica e universitaria situata al numero 10 di place du Panthéon, di fronte al Pantheon, nel 5° arrondissement di Parigi. Si basa sulla collezione dell’Abbazia di Santa Geneviève, fondata nel VI secolo da Clodoveo I, il re dei Franchi. La collezione della biblioteca è stata salvata dalla distruzione durante la Rivoluzione francese. La biblioteca contiene circa 2 milioni di documenti e attualmente è la principale biblioteca interuniversitaria per i diversi rami dell’Università di Parigi ed è aperta anche al pubblico.
Sembra che l’Abbazia di Santa Geneviève fu fondata dal re Clodoveo I e dalla sua regina, Clotilde, all’inizio del VI secolo, si dice su suggerimento di Santa Geneviève, che scelse il sito, di fronte all’originario foro romano. Santa Genieve morì nel 502 e Clodoveo morì nel 511, la basilica fu completata nel 520 e ospitò quindi le loro tombe. Nel IX secolo, la basilica fu trasformata in una chiesa abbaziale e attorno ad essa fu costruito un grande monastero, incluso uno scriptorium per la creazione e la copia di testi. La prima testimonianza dell’esistenza della biblioteca di Sainte-Genevieve risale all’831 in una citazione che menziona la donazione di tre testi all’Abbazia. I testi creati o copiati includevano opere di storia e letteratura, oltre a teologia, tuttavia, nel corso del IX secolo, i vichinghi invasero Parigi tre volte. Mentre l’insediamento sull’Ile-de-la-Cité era protetto dal fiume, l’abbazia di Saint-Genevieve fu saccheggiata e i libri persi o portati via.
Nei secoli successivi la biblioteca fu ricomposta, vivendo fasi alterne di splendore e arricchimento, ma anche di impoverimento.
Durante il regno di Luigi VI di Francia (1108-1137) l’Abbazia ebbe un ruolo particolarmente importante nel panorama europeo. Le dottrine originariamente insegnate da sant’Agostino e promosse da Suger (1081-1151), l’influente consigliere religioso del re, richiedevano la lettura ad alta voce delle scritture e specificavano che ogni monastero aveva un laboratorio per produrre libri e un posto dove conservarli. Dal 1108 al 1113, lo studioso Peter Abelard insegnò alla scuola dell’Abbazia, sfidando molti aspetti della teologia e della filosofia tradizionali. Intorno al 1108 circa, la scuola di teologia dell’Abbazia di Santa Geneviève, fu unita alla Scuola della Cattedrale di Notre Dame e alla scuola del Palazzo Reale per formare la futura Università di Parigi. Nel XIII secolo la biblioteca universitaria era già famosa in tutta Europa. I 226 titoli e autori inclusi in un inventario di questo periodo comprendono bibbie, commentari e storia ecclesiastica, ma anche libri di filosofia, diritto, scienza e letteratura. La biblioteca era aperta non solo agli studenti, ma anche a studiosi francesi e stranieri. I manoscritti avevano un valore considerevole: ogni manoscritto era contrassegnato con un avviso che chiunque avesse rubato o danneggiato un manoscritto sarebbe stato punito con l’anatema, o la scomunica della chiesa.
A metà del XV secolo, dopo la invenzione di Gutemberg, la biblioteca iniziò a collezionare libri stampati. Sembra che l’Università avesse anche una propria casa editrice, ma allo stesso tempo l’Abbazia continuava a produrre manoscritti miniati a mano. La biblioteca tutt’oggi possiede un testo del Canto di Poliphile pubblicato nel 1499, con incisioni secondo i disegni di Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, un vero e proprio splendore.
Le guerre di religione interruppero le attività della biblioteca e tra il XVI e il XVII secolo il patrimonio non si arricchisce di libri sia acquistati che prodotti, peraltro sembra che in questo periodo molti manoscritti furono dispersi e venduti.
Fu durante il regno di Luigi XIII di Francia che la biblioteca riprese a fiorire, grazie al cardinale Francois de Rochefoucauld che la considerava un’arma importante della Controriforma contro il protestantesimo e donò personalmente seicento volumi. Il nuovo direttore della biblioteca, Jean Fronteau contattò scrittori come Pierre Corneille e famosi bibliotecari per aggiornare ed espandere il patrimonio della biblioteca. Tuttavia, sospettato di essere un giansenista eretico, Fronteau non poté lavorarci a lungo e gli successe Claude Du Mollinet, che dal 1673 al 1687 diresse la biblioteca e fondò un famoso piccolo museo, il Gabinetto delle curiosità, con antichità egizie, greche e romane, medaglie, minerali rari e animali imbalsamati, all’interno della biblioteca. Sembra che alla fine del XVII secolo la biblioteca possedesse ventimila libri e quattrocento manoscritti.
Durante la fine del XVIII secolo, la biblioteca acquisì copie delle principali opere illuministe tra cui l’Enciclopedia di Denis Diderot e Jean le Rond d’Alembert. Anche se era ancora annessa all’Abbazia e all’Università di Parigi, fu questo il periodo in cui cessò di essere solo una biblioteca di teologia e verso la metà del XVIII secolo la maggior parte delle opere acquistate comprendevano tutti i campi del sapere. A quel punto il maggiore finanziamento veniva da parte del Comune di Parigi.
Dopo la Rivoluzione francese, lo status della Biblioteca cambiò radicalmente: nel 1790 l’Abbazia fu secolarizzata e tutte le sue proprietà, inclusa la biblioteca, furono confiscate, la comunità dei monaci che gestivano la biblioteca fu distrutta. A causa delle capacità diplomatiche del direttore, Alexandre Pingré, della sua reputazione di astronomo e geografo e dei suoi contatti all’interno del nuovo governo, la collezione non fu dispersa, anzi crebbe, la biblioteca raccolse collezioni confiscate ad altre abbazie. Pingré rimase direttore fino alla sua morte nel 1796.
Nel 1796 la biblioteca divenne la Biblioteca Nazionale del Pantheon. Prendendo il nome dalla vicina chiesa abbaziale, allora in costruzione, anch’essa confiscata e ribattezzata. Mentre la collezione di libri rimase intatta, il famoso gabinetto delle curiosità fu smantellato e parte della sua collezione fu dispersa nella Biblioteca Nazionale e nel Museo di Storia Naturale. Tuttavia, la Biblioteca riuscì a conservare un gran numero di oggetti, tra cui il celebre orologio astronomico, il più antico esempio del suo genere, acquisito dalla biblioteca intorno al 1695, e una varietà di globi terrestri e celesti, nonché oggetti che illustrano culture di tutto il mondo, che ancora oggi sono in mostra nella biblioteca.
La biblioteca continuò a fiorire all’inizio del XIX secolo, sotto il Direttorio francese e poi l’Impero di Napoleone. Dopo Pingré la biblioteca fu diretta da Pierre-Claude Francois Daunou che si recò a Roma, al seguito dell’esercito napoleonico, e fece trasferire a Parigi i libri confiscati dalle collezioni papali secondo il noto stile francese napoleonico dell’appropriazione delle bellezze altrui. La biblioteca ricevette anche collezioni di libri confiscati ai nobili fuggiti all’estero durante la Rivoluzione. Al tempo della caduta di Napoleone, la biblioteca aveva una collezione di più di centomila libri e manoscritti.
La caduta di Napoleone e la restaurazione della monarchia portarono nuovi problemi alla Biblioteca. Il patrimonio librario era più che raddoppiata in termini di dimensioni e necessitava di più spazio. Tuttavia, la biblioteca condivideva l’edificio settecentesco dell’antica abbazia Sainte-Genevieve con la prestigiosa scuola, originariamente conosciuta come la scuola centrale del Pantheon, poi come Liceo Napoleone (oggi Liceo Henri IV). Le due istituzioni combatterono per lo spazio tra il 1812 e il 1842. Sebbene la biblioteca fosse supportata da famosi scrittori, tra cui Victor Hugo e Jules Michelet, il figlio del re Luigi Filippo era uno studente del liceo e il liceo vinse. La biblioteca fu espulsa dal suo edificio.
Il governo decise quindi di costruire un nuovo edificio che rappresentò la prima biblioteca di Parigi ad essere pensata e costruita appositamente come biblioteca. Il sito scelto era vicino alla vecchia biblioteca a place du Panthéon nel V arrondissement di Parigi.
L’edificio fu progettato dall’architetto Henri Labrouste, i lavori iniziarono nel 1838 e si tratta di una tipologia edilizia completamente nuova per quel periodo. Labrouste, per la sua costruzione, infatti decise di utilizzare un’intelaiatura realizzata interamente in ferro che non nasconde, ma anzi mette in evidenza, rendendola parte integrante della sobria decorazione della sala, separata in due navate da una fila di in ghisa che sostengono le arcate della copertura. Siamo a metà dell’ottocento, ovvero all’inizio della diffusione di quell’architettura in ferro che si svilupperà particolarmente alla fine del secolo, quando troverà la sua espressione massima in capolavori come la Tour Eiffel. I lettori conducono i propri studi all’interno di una sala immensa e magnifica, la cui copertura, caratterizzata da due volte a botte affiancate, è quindi da considerarsi un’innovazione per il periodo. Labrouste completerà il lavoro nel 1853, e riprenderà il tema delle colonne di ghisa per la sala di lettura della Biblioteca Nazionale di cui parleremo in seguito e che richiede molto più spazio e tempo.
La pianta dell’edificio della biblioteca di Saint Geneviève è un rettangolo lungo e stretto. Al piano terreno sono disposti il magazzino dei libri, una sala di libri rari e l’amministrazione. Al piano primo è situata la magnifica sala di lettura.
Il vestibolo è stato progettato per simboleggiare l’inizio di un viaggio alla ricerca della conoscenza, il visitatore arriva attraverso uno spazio decorato con murales di giardini e foreste e passa busti di famosi studiosi e scienziati francesi. Lo scalone monumentale dal piano terra alla sala di lettura è posizionato in modo da non occupare spazio alla sala di lettura. Labrouste progettò anche l’edificio in modo che la maggioranza dei libri (sessantamila) fosse nella sala di lettura, facilmente accessibile, con una minoranza (quarantamila) nelle riserve. La struttura in ferro di questa sala di lettura, una colonna vertebrale di sedici sottili colonne ioniche in ghisa che divide lo spazio in due navate gemelle e archi di ferro traforati che sostengono le volte a botte di intonaco rinforzate da reti di tecnologia in un edificio monumentale.
La facciata, di aspetto neorinascimentale italiano, è formata da una serie di finestre ad arco al pianoterra e da una serie di arcate più ampie che illuminano la sala di lettura; sotto di esse si trovano una serie di piccole aperture rettangolari che permettono l’aerazione alla seconda fila di scaffali all’interno di un piccolo corridoio, all’epoca buio, per un maggior ricircolo d’aria; al fine di mantenere costante l’umidità dei libri medesimi che come abbiamo già visto è un dato costante per le biblioteche ovviamente. Le pareti sono caratterizzate dall’incisione del nome degli autori più importanti, i cui testi sono raccolti nella biblioteca; questo con lo scopo, sia di dare importanza all’edificio, sia per decorarne l’esterno.
Tra il 1851 e il 1930, la collezione della biblioteca passò da centomila volumi a oltre un milione, richiedendo una serie di ricostruzioni e modifiche. Un cambiamento serio fu apportato tra il 1928 e il 1934. Il numero dei posti nella sala di lettura fu raddoppiato a settecentocinquanta. Per fare ciò, la disposizione dei posti a sedere della sala di lettura è stata drasticamente modificata; la pianta originaria prevedeva lunghi tavoli che si estendevano per tutta la lunghezza della stanza, divisi da un dorso centrale di scaffali, facendo sembrare la stanza ancora più lunga. Nella nuova pianta, le librerie centrali sono state rimosse ei tavoli hanno attraversato la stanza, aumentando la seduta ma riducendo l’effetto lineare. La collezione continuava a crescere nel 1954 fu deciso di aggiungere un nuovo annesso in stile modernista. La successiva informatizzazione del catalogo creò spazio per altri cento posti a sedere.
L’edificio è stato classificato come monumento storico nazionale nel 1992. Oggi la biblioteca è classificata come biblioteca nazionale, biblioteca universitaria e biblioteca pubblica. Fino al momento della pandemia la lettura e frequentazione di questa biblioteca era tra le più piacevoli e amabili… speriamo che in futuro lo sia di nuovo.
Foto anteprima: Di BSGCommunication – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=97557588