Hay-on-Wye, la prima città dei libri
Sul confine tra il Galles meridionale e l’Inghilterra si trova un paesino, Hay-on-Wye, che alla fine degli anni 60 ha cambiato il suo destino e da un villaggio come tanti, che viveva prevalentemente di agricoltura e pastorizia, è diventato un posto magico, meta di un sogno per tutti coloro che sono appassionati di libri.
Il villaggio non arriva a 2000 abitanti ma è famoso nel mondo ed è diventato una meta per appassionati di libri perché se ha così pochi abitanti ospita una quarantina di librerie, la maggior parte di libri usati.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il paese iniziò a morire: le persone preferivano spostarsi verso i grandi centri urbani, alla ricerca di un futuro (apparentemente) migliore. I negozi e le scuole chiudevano, i servizi venivano sospesi, le case abbandonate.
Chi fece cambiare il destino di questo paese e lo fece diventare noto nel mondo fu Richard Booth che, dopo essersi laureato ad Oxford, decise di investire l’eredità di uno zio per realizzare un sogno. Agli inizi degli anni 60 Booth si recò negli Stati Uniti, rilevò moltissimi volumi dalle librerie che lì chiudevano in continuazione e tornò nel suo paese per realizzare il suo progetto. Aprì quindi la prima libreria di libri usati del paese in una vecchia stazione dei pompieri ormai meta di tutti gli appassionati di libri della regione e non solo: fu l’inizio di una storia incredibile che in poco tempo vide la gente arrivare da ogni parte e a breve il nascere di altre librerie.
Sono librerie colorate, vivaci talvolta arredate in modo molto originale, spesso specializzate in uno o più settori: gialli, musica, arte, cinema, occulto, bambini, poesia e molto altro. Ogni libreria è un piccolo pianeta a sé stante e come qualcuno ha raccontato visitandole ci si può trovare proiettati in mondi coloratissimi, passando in pochi metri da un’inquietante scena del crimine ad un pittoresco salotto della Transilvania.
Vi si trovano un’infinità di testi usati, libri rari, titoli introvabili. Ma non è finita qui: le strade di Hay-on-Wye, sono piene di scaffali colmi di libri usati, tenuti all’aria aperta a beneficio dei passanti, spesso protetti da una tettoia, magari con un divano o una poltrona o un tavolo a fianco per potersi rilassare e sfogliarli in santa pace. Nel giardino del castello di Hay è possibile comprarli lasciando in un’apposita cassetta 50 centesimi per i libri a copertina morbida e 1 sterlina per quelli a copertina rigida: non vi è nessuno a custodirli perché qui tutti sanno che i libri sono un bene comune.
Grazie al turismo portato dai libri, in 50 anni il paese è diventato il centro di una fervente vita culturale e commerciale. Intellettuali, artisti stanchi di una vita frenetica e amanti dei libri, lo hanno scelto come il loro paradiso, per negozianti e artigiani è l’isola felice da cui si è riusciti finora a tener fuori le grandi catene.
Oggi a Hay-on-Wye ci sono anche boutique, piccole ma ricercate, qualche galleria d’arte, pub e B&B, negozi d’artigianato e un mercato. Oltre ad essere la Città dei Libri, Hay attira perché sta diventando il punto di partenza per scoprire il Brecon Beacons e gli altopiani circostanti che stanno avendo un successo turistico senza precedenti. Oltre ai libri chi arriva a Hay può infatti apprezzare le verdi praterie e un paesaggio particolarmente adatto a passeggiate e utilizzare la bici.
Ad Hay si svolge e non poteva essere altrimenti, l’Hay Festival of Literature & Arts, meglio conosciuto come Hay Festival (gallese: Gŵyl Y Gelli), un festival annuale della letteratura che si tiene per dieci giorni da maggio a giugno. Ideato da Norman, Rhoda e Peter Florence nel 1988, il festival è stato descritto da Bill Clinton, che lo visitò con grande clamore nel 2001, come “Il Woodstock della mente”. Ovviamente il periodo del festival è un momento di grande richiamo turistico per tutta la zona.
Attualmente sembra che ci siano più di 30 città dei libri in tutto il mondo: abbiamo già parlato di Paju book city, parleremo in futuro di altre realtà come modelli di sviluppo culturale, turistico e sociale sostenibile e indipendente.
Con la cultura non si mangia? Ma si può vivere molto bene….
Relativamente all’Hay festival vedi:
https://www.hayfestival.com/wales/home